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Immagine del redattoreAlessandro Achilli

Ritrovare la vitalità nei "Tempi morti"

Perché gli istanti in cui non accade nulla o nei quali siamo esenti dal fare si chiamano “Tempi morti?”

Rientrano quindi nella categoria “tempi morti” la meditazione, lo stare su una panchina a contemplare la natura o guardare il cane che si rotola a terra mentre il gatto lo osserva con aria di “indifferente superiorità".

Potrebbe esservi di conseguenza la categoria opposta, che chiamerei “Tempi vivi", caratterizzata da tanto fare, tanto lavoro, tanti appuntamenti e tanto intrattenimento.

Seguendo questa riflessione, io sarei vivo nel fare, nell’abbondanza di lavoro e nell’intrattenimento.

Ehm..ma se tutto ciò viene a mancare posso ritenermi vivo? Certe volte un pensiero diciamo “culturalmente influenzato” potrebbe dire di no. Ecco forse perché la dipendenza dal fare fare fare.

Nel fare si può avere l’illusione di uscire dai temibili “tempi morti” per entrare finalmente nella categoria d’élite “tempi vivi”.

Interessante vedere come la vita qua e là giochi con i paradossi poiché spesso è proprio nei “tempi morti” che si può toccare un’intima vitalità rigenerante e quella quiete che spesso si rimpiange negli stancanti “tempi vivi”.

Via, oggi mi é venuta su questa riflessioncina. Vi auguro una buona giornata fatta di “TEMPI UMANI”

-Ale



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